Un viaggio on the road attraverso il Sudafrica.
Itinerario virtuale di 10 giorni:
- Cape Town
- Cape Peninsula National Park
- Wine Route
- Johannesburg
- Mpumalanga
- Panorama Route
- Parco Kruger
Con un volo dall’Italia partiamo per l’aeroporto di Monaco e in velocità riusciamo a fare una foto alla coda del nostro aereo della South African Airways con i colori della bandiera del Sudafrica, poi corriamo subito al gate per non perdere la nostra coincidenza. Destinazione: Citta del Capo o Cape Town, in Sudafrica.
Atterriamo all’ora di pranzo e dopo una tappa all’hotel per il deposito dei bagagli, usciamo per una visita della città. E’ fine aprile, il tempo è grigio ma non fa freddo, più o meno come il nostro inizio autunno. Ci dirigiamo verso il Castello di Buona Speranza, un forte olandese costruito dalla Compagnia delle Indie Orientali quale tappa verso l’oriente per l’approvvigionamento delle navi dirette alle Isole delle Spezie. Proseguiamo poi verso il Museo di Storia Naturale dove viene rappresentata l’origine del popolo africano e della sua fauna selvatica, attraverso esemplari in gesso a grandezza naturale, con un vero salto sin nella preistoria dall’atmosfera davvero realistica.
Non ci facciamo mancare una visita a Bo-Kaap, definito anche quartiere maltese, molto apprezzato per le sue case dai colori vivaci e dall’atmosfera gioiosa. Il quartiere è situato sulle pendici delle colline nei pressi della Table Mountain.
Il giorno successivo ci svegliamo di buonora e ci dirigiamo verso il Cape Peninsula National Park dove salpiamo verso l’Isola delle Foche a bordo di un battello.
Eccole qui da vicino, le foche, tantissime, che cercano riposo dopo una battuta di pesca e con la pancia piena.
Ripartiamo per il Capo di Buona Speranza, la punta estrema dell’Africa, dove si incontrano i due oceani: Indiano e Atlantico. In realtà il punto più a sud è un altro, Capo Agulhas, ma la fama è tutta per il Capo di Buona Speranza, che per i naviganti del passato rappresentava il punto più esposto alla furia del mare.
Il cielo si è rasserenato e il sole rende i colori del Capo ancora più suggestivi, dall’alto della costa lo spettacolo è ancora più mozzafiato. Vorremmo farci un tuffo in quel mare ma non è la stagione ideale e il tempo è tiranno. Lasciamo qui un pezzo di cuore e ci dirigiamo a Simon’s Town presso la Boulders Beach a conoscere i tanto desiderati pinguini del Capo, grandi quanto una paperella.
Simpaticissimi, non smetteresti di osservarli, e da vicino si fanno guardare incuriositi e ormai avvezzi alle passerelle di visitatori che attraversano la colonia sui pontili in legno per evitare di disturbarli oltremodo.
Proseguiamo il nostro viaggio virtuale in Sudafrica e abbandoniamo per un giorno Città del Capo per esplorare la Garden Route e la Wine Route. Alla periferia della città, dopo aver lasciato alle spalle gli ultimi quartieri più lontani dal centro con le case in mattoni, ci imbattiamo nella prima baraccopoli. Il nostro sguardo cade su una distesa infinita di baracche in lamiera che non vede fine, nemmeno all’orizzonte.
La contraddizione in Sudafrica è notevole, come il colore della pelle del suo popolo: il bianco e il nero. L’eccesso è molto vicino alla povertà, a volte bastano pochi metri o qualche chilometro per cambiare visuale.
Raggiungiamo così la nostra prima cantina sulla Wine Route per degustare il vino del Sudafrica ottenuto dai vitigni provenienti dall’Europa, ivi piantati probabilmente dagli olandesi sin dal 1600. Ci fermiamo anche a Stellenbosch, una piccola e simpatica cittadina in stile coloniale, ricca di alberi secolari che riempiono le strade. Per dissetarci entriamo in un locale frequentato dai numerosi studenti dell’Università della città, una delle più importanti in Sudafrica.
Al rientro a Città del Capo, a fine giornata, dalla Garden Route ammiriamo Robben Island, l’isola tristemente famosa per esser stata la prigione degli attivisti anti-apartheid, come Nelson Mandela.
Diamo anche un’ultima occhiata alla Table Mountain che finalmente si fa vedere in tutto il suo splendore, libera dalle nuvole che molto spesso nascondono la sua vetta piatta, che difficilmente è possibile ammirare.
Il giorno successivo lasciamo Cape Town e prendiamo il volo per Johannesburg dove ci fermiamo solo per la notte e un breve giro della città, rigorosamente in taxi per evitare inconvenienti per la nostra sicurezza, così come ci suggerisce la guida locale. Ci fermiamo a cena in uno dei locali del centro, dove assaggiamo la carne di coccodrillo accompagnata dalla musica africana e ci lasciamo andare in balli sfrenati. Il mattino successivo ci svegliamo presto e con il sole in groppa ci dirigiamo verso la regione di Mpumalanga.
Durante il tragitto ci fermiamo a visitare un villaggio Ndebele con le tipiche raffigurazioni geometriche colorate che caratterizzano le facciate delle loro costruzioni dal tetto in paglia. I murali delle case vengono dipinti dalle donne Ndebele anche loro addornate da colori sgargianti e dedite alla realizzazione di artigianato in perline colorate.
Inizia così la Panorama Route e ci imbattiamo nelle Lone Creek Falls, maestose cascate immerse in una spettacolare area forestale a pochi passi dalla strada principale. La cascata ha un altezza di quasi 70 metri.
Procediamo sulla Panorama Route e incontriamo un venditore ambulante sudafricano di frutta.
Proseguiamo ancora il nostro viaggio sulla strada panoramica e raggiungiamo il punto più spettacolare del nostro percorso panoramico: la finestra di Dio e il Pinnacolo.
La tappa successiva si ferma alle Potholes. Le piscine di acqua dolce raccolte in un profondo canyon che a guardarle dall’alto sembrano disegnate con cura da un abile pittore.
Ancora villaggi, ancora balli, ancora Africa, ancora tradizioni.
Il Blyde River Canyon ci regala un’altra meraviglia: le Mac Mac Falls, due cascate gemelle.
Concludiamo la nostra Panorama Route raggiungendo il villaggio Pilgrim’s Rest. Un tuffo nel passato dei minatori impegnati nella loro sfrenata corsa all’oro del 1800. Ogni casa, ogni bottega, ogni ufficio è stato ripristinato con lo stile dell’epoca. Anche gli interni, gli arredi e le attrezzature sono le stesse. Sembra di essere catapultati nell’epoca febbrile della caccia al bene più prezioso dell’epoca, tra briganti, cercatori d’oro e donne di dubbio interesse.
Ci svegliamo al mattino presto e dopo una veloce colazione affrontiamo il viaggio più lungo del nostro tour del Sudafrica. Destinazione, niente meno che: Kruger Park!
Tra sole e pioggia, attraversiamo praterie e villaggi della meravigliosa regione di Mpumalanga. Iniziamo ad intravedere il bush africano, la vegetazione tipica della riserva naturale, dove ci aspetteranno 4 giorni di safari alla ricerca dei big five.
La lunga strada che abbiamo percorso si conclude davanti al nostro lodge all’interno di una Riserva Privata del Parco Kruger. Il lodge costruito in legno è in perfetta armonia con la vegetazione in cui è immerso.
I rangers ci stanno aspettando per il nostro primo safari del tardo pomeriggio fino al tramonto, per iniziare a goderci il lato più selvaggio del nostro viaggio virtuale in Sudafrica.
Si parte a bordo della nostra jeep e iniziamo a vedere i primi animali.
E’ notte e il ranger ci invita a seguire una caccia in notturna di leoni, leonesse per la verità. Accettiamo la sfida. Silenzio assoluto, osservazione a distanza, ci vuole tempo, ci allontaniamo e con pazienza attendiamo, spegniamo i fari, sentiamo un improvviso fruscio, sempre più forte, la polvere si alza, il rumore ha il suono di una fuga, una corsa contro il tempo. Si conclude con un nuovo silenzio tombale. Quello della preda catturata. E’ crudele ma è vitale. Siamo indescrivibilmente affascinati.
Si esce nuovamente all’alba, fa freddo, ci copriamo con le coperte che troviamo sulla jeep, ma il sole si alza presto in Africa e in men che non si dica il caldo si fa sentire ferocemente. Continuiamo con il nostro safari.
Ultima tappa serale del nostro safari in Sudafrica. Usciamo nella speranza di incontrare il re della foresta: il leone. Così difficile da vedere, così schivo e solitario. Ma durante la nostra pausa per un breve brunch, sentiamo in lontananza il ruggito di un leone. Potente, profondo, sembra vicino, ma la ranger ci tranquillizza – “Non lo è… Ma saliamo subito in jeep!” – ci dice, forse per precauzione o forse per correre a scovarlo tra la vegetazione. Chi lo sa.
Dopo un bel po’ di tempo riusciamo ad intravederlo. Ormai è calato il sole ed è buio, lo seguiamo per un piccolo tragitto, ci saluta con un ruggito potente e così ci allontaniamo.
Eccolo qui in tutta la sua regalità.
L’alba successiva usciamo per il nostro ultimo safari del mattino e continuiamo a riempirci gli occhi di animali e vegetazione.
Termina così il nostro viaggio virtuale in Sudafrica, lasciamo il Kruger Park e prendiamo il volo che ci porta a casa. Con rammarico lasciamo un pezzo del nostro cuore in Africa, qui in mezzo alla natura più selvaggia. E il Mal d’Africa entra nello stomaco. Ora abbiamo capito cos’è.